Una geisha dissanguata e inseguita da un drago

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Una geisha dissanguata e inseguita da un drago, oggi qualcuno ha detto questa definizione di sé, e io l’ho rubata in silenzio: Io sono una geisha dissanguata e inseguita da un drago.
Il drago della frustrazione e quello che mi piace meno, mi rende insofferente e agitata.
Per me rimanere in attesa è come guardare del cioccolato temperato freddarsi senza poterlo godere: il suo profumo entra sotto pelle, il luccicore è una pietra liquida tiepida al tatto che invita le mani, l’olfatto e il gusto ad un assaggio ma bisogna lasciarlo lì, aspettando che si addensi e crei una piccola composizione.
Io sono sempre stata allergica alle attese, quando si tratta di cammini interiori non aspetti mai, e anche se il risultato tarda ad arrivare continui a camminare. Ma quando si tratta di praticità mi perdo nel cioccolato temperato della frustrazione, non capisco più molto, divento una rosa di campo capricciosa e smetto di dormire. Come se dormire fosse una noiosa occupazione che ruba tempo all’agire.
Belfagor notturno che mi tiene sveglia rendendomi impigrita di giorno e nervosa di notte, incapace di ridere con le nuvole ma anche di ascoltare le stelle.
Il quadro che l’insofferenza dipinge su di me è un fiore emaciato, con pochi e pesti petali, con foglie troppo bianche e mai brillanti e con spine tanto acuminate da fare invidia alle punte di diamante.
Un fiore di serra trascurato, una zitella floreale incapace di cogliere le poche cose buone che le arrivano vicino.
Sono frustrata, sono frustrata. Lo odio ma è così. Imprigionata da decisioni altrui, imprigionata da vecchie storie che si ripropongono come la cena di ieri sera, ormai sull’orlo di una crisi di nervi mi odio: reagisci, reagisci, reagisci.
Avrei davvero bisogno di evadere, in senso galeotto però. Non un’evasione momentanea: un giorno fuori porta a guardare un prato o un lago, un mare inquinato o un’esemplare pavone. Evadere nel senso di mai più ritornare.
“Ritirarsi non è fuggire, fuggire è quando uno si ritira pensando solo a scappare. I vincitori si ritirano non fuggono.”
Avrei bisogno per una volta di concedermi di perdere.
Ma le rose hanno le spine, anche quando le tagli loro vincono pungendoti. Non perdono per natura.
Allora posso solo accendere un incenso e profumare l’aria, pensare a un dolce da creare, al cioccolato da temperare, a una spezia da chiamare e da lasciare scivolare nella pietra liquida. Pensare ad altro.
Ripiegare, percepire altri profumi, ora.






Ho osservato oggi:
le segretarie negli uffici di avvocati sono necessarie – creo mostri per fuggire dai sogni...
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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
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