La Rosa di Campo, l'Acqua e mamma Terra

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La Rosa di Campo volava nel Vento quando improvvisamente si ritrovò su di una nuvola.
Si guardò intorno e si accorse che il Vento aveva smesso di soffiare, sembrava affaticato. E questo per il Vento non è normale visto che la sua natura è muoversi sempre senza fermarsi mai.
“Che cos’hai Vento?” domandò la Rosa di Campo.
“Manca l’aria!” spiegò il Vento mentre ansimava.
La Rosa di Campo rimase sorpresa perché in vita sua aveva sempre pensato che il Vento fosse Aria oppure al massimo che fossero fratelli, e se c’era uno non poteva mancare l’altra. Non sapeva come fare perché era su una nuvola e non aveva mai imparato a fabbricare l’Aria.
Così provò a chiamarla: Aria! Aria! Ma l’Aria non rispose.
La nuvola sotto di lei era carica di pioggia, la pioggia nella sua pancia gorgogliava come un fiume sotterraneo e anche se era dentro una nuvola era Acqua viva. La nuvola però non sapeva neanche lei cosa fare e mentre il Vento ansimava la Rosa di Campo si preoccupava.
Rimasero così a guardarsi tutti e quattro: la Rosa di Campo preoccupata, il Vento che ansimava, la nuvola che osservava e la pioggia viva che gorgogliava.
Il Vento dal canto suo stava sempre peggio e la Rosa di Campo iniziava ad intristirsi. Provò a dirsi che il Vento è infinito e immortale e che qualsiasi cosa sarebbe accaduta non poteva svanire nel nulla del Secco; che si sa: quando qualcuno se ne va rimane solo la polvere del Secco se è stato buono, i cattivi invece odorano di cattivo e diventano Marci, che è quello che avevano nel cuore anche quando c’erano. Il Vento era buono, ma siccome era infinitivo e immortale non poteva seccare. Nessuno, neanche le grandi querce, hanno mai visto dell’Aria seccarsi.
Ma poi si accorse che se al Vento mancava l’aria allora non era Aria e allora si preoccupò di nuovo… magari anche la non-Aria poteva seccare…
Mentre la Rosa di Campo si preoccupava, tanto perché non trovava niente di meglio da fare per dimostrare quanto volesse bene al Vento e quanto lo volesse aiutare, la nuvola sotto di lei sussultò, emise un rantolo e la pioggia scese felice da lei verso la Terra.
La Rosa di Campo si infastidì: stupida pioggia che come germogli prima-foglia è contenta di scappare via e vivere come fiume e lago e mare invece di intristirsi per il Vento che sta male!
La pioggia davvero era contenta, le goccine facevano la coda per uscire e tutte eccitate saltavano giù gridando di gioia: yuppi!
Un goccina di pioggia però non saltò. Si arrampicò su Mamma-Nuvola e con fatica si avvicinò alla Rosa di Campo, la superò e guardò il Vento. Il Vento guardò la goccia di pioggia e sembrò respirare meglio. La goccina di pioggia sorrise al Vento e lui inspirò. La Rosa di Campo era un po’ gelosa perché era lei amica del Vento e non riusciva ad aiutarlo, però era anche contenta che lui stesse meglio. La goccina inspirò Acqua dall’Aria, si inchinò al Vento e saltò verso Mamma-Terra.
Il Vento riprese a soffrire e la Rosa di Campo si arrabbiò. Rimase arrabbiata per un bel po’ e il Vento stava sempre più male. La nuvola sotto di lei restava a guardare e la Rosa di Campo si arrabbiò anche con lei che non faceva niente.
Scese la sera e la Luna aprì il suo occhio dalle lunghe ciglia sul mondo allora la Rosa di Campo provò a chiedere a lei ma lei non disse niente. Rimase il silenzio, mentre il Vento iniziava a scomparire.
“È così allora che succede al Vento? Scompare senza seccare?” si disse spaventata la Rosa di Campo.
Vicino a loro degli uccelli volavano via senza avvicinarsi o almeno guardare. Questo faceva male alla Rosa di Campo, tanta indifferenza per il Vento che era amico delle nuvole, che rendeva più bella la Luna allontanandole ogni cosa le passasse davanti, che aiutava gli uccelli nel volo. In fondo lei avrebbe potuto prendersela con il Vento che l’aveva portata via dal suo campo e non l’aveva depositata ancora da nessuna parte però gli era amica e non era indifferente. Era forse questo giusto? Era lei a sbagliare e a vivere nei suoi petali ogni cosa come fosse sua?
Si afflosciò sulla nuvola e la testolina cadde un poco fuori, distratta guardava la Terra dormire, la sua Mamma lontana a causa del Vento.
Giù in fondo c’era un fiume che scorreva impetuoso ed eccitato per le goccine di pioggia che si era mangiato. Il fiume gorgogliò da tanto sotto di lei. Tutto proseguiva normalmente e felicemente mentre il Vento scompariva e lei soffriva, la Rosa di Campo non lo trovava giusto.
Un cervo andò a bere nel fiume, si guardò intorno come se avesse sentito qualcosa e poi alzò il capo in alto, allora emise un verso forte, forte che arrivò alle nuvole. Mamma Terra parlava in tanti modi strani: Cos’è l’Aria, Rosa di Campo?
La Rosa di Campo si risvegliò dal suo torpore perché si sa che quando Mamma-Terra chiama ogni pianta si sveglia.
“Non lo so! Pensavo fosse il Vento!” gridò la Rosa di Campo senza capire che Mamma-Terra sente tutto ovunque senza bisogno di urlare.
“E cos’è il Vento?” gridò il cervo, con i piedi su Mamma-Terra, che parlava per lei.
La Rosa di Campo, che ora riusciva a pensare perché parlava con sua madre non capì subito ma poi ricordò la goccina di pioggia e comprese.
Allora si tirò su con i petali stanchi, strisciò le sue radici umide, si sforzò tanto perché non è nella natura delle piante muoversi senza Vento, ma dopo tanta fatica riuscì ad avvicinarsi al Vento con la testolina.
“Vento, io ti voglio bene” sussurrò esausta. E il Vento soffiò.
E la Rosa di Campo si ritrovò di nuovo sulle ali del Vento a correre, vorticarono assieme come ballando e poi il Vento scese verso il fiume. Il cervo scosse il capo annuendo e Mamma-Terra sorrise. Allora ogni pianta si alzò, allora gli alberi cantarono, gli uccelli volarono nel Vento, il Fiume si agitò e i pesci danzarono fuori e dentro l’acqua, e le nuvole corsero ovunque come germogli e la Luna dall’alto illuminò la valle e parlò: Se dimentichi di amare perché sei troppo presa a volare, se dimentichi di amare perché sei troppo presa a preoccupare, se ti dimentichi di esistere allora anche il Vento scompare e da nessuna parte potrai da sola arrivare.
La Rosa di Campo fece con un petalo una carezza al Vento, poi si concentrò e lasciò cadere il petalo sulla Terra, sorrise e assieme al Vento volò via in cerca del suo giardino.
Mamma terra aprì il suo corpo e fece entrare il petalo, un semino c’era dentro che in silenzio, nella notte, iniziò a germogliare. Un semino d’affetto che il Fiume si impegnò a innaffiare e la Luna ad illuminare.
Così fu che la Rosa di Campo si consacrò ad amare, per amore del Vento, di Mamma-Terra, della Luna e di suo marito il Sole, per amore del Fiume che conteneva una goccina d’Acqua d’Amore che facendone parte lo aveva trasformato in amore a lui stesso; e che quell’amore andava ad ogni pianta nutrendola, poi sulle nuvole e poi riscendeva cadendo in capo a chiunque, cervo compreso, trasformando tutti in piccoli amori.
Sempre ammesso che non fossero troppo distratti per accorgersene...


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La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
Un calderone di pensieri e fatti quotidiani senza la volontà di essere troppo comprensibile.
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