La Rosa di Campo, il Cantamaggio e il Germoglio

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Il Tempo passava sulla Rosa di Campo, sul Vento e sul Cantamaggio e passando scorreva, e scorrendo si portava via qualcosa con se, perché il Tempo è appiccicoso e quando ti passa sopra si porta sempre via qualcosa come lo scotch.
La Rosa di Campo iniziava ad appassire perché non aveva Terra ma neanche Acqua stando sotto il Cantamaggio che la beveva tutta senza volere così che a lei non ne arrivava abbastanza, ma non le importava affatto. Era stanca di girare, era stanca di resistere e pensava al suo petalo che non c’era più.
Il Vento avrebbe voluto avvicinarsi e portarla tra le nuvole a bere ma appena scivolava vicino sentiva il suo odio e scappava via spaventato.
Il Cantamaggio cantava anche se non era Maggio, aveva tanti fiori anche se non avrebbe dovuto averli ma nessuno se ne curava e a lui la cosa non lo infastidiva troppo perché era allegro e pensava ai fatti suoi.
Mentre le prime due foglioline della Rosa di Campo caddero qualcosa sotto di lei brontolò. Per un momento la Rosa di Campo pensò che fosse la Terra che si offendeva perché le sue foglioline secche l’avevano sporcata ma poi si accorse che era una vocetta piccina picciò e che la Terra, lo sanno tutti, ha una voce dolce e profonda come una grotta calda e asciutta.
Permesso, capperini, come sei pesante, permesso, permesso, ti devi spostare, spostati!, chi sei? Che vuoi? Questa è casa mia, spostati più il là o vola via, permesso, permesso, fatemi passare!” strillava acuta la vocetta ma la Rosa di Campo, essendo una rosa, non aveva né i piedi né le mani per spostarsi.
Allora il Cantamaggio strizzò l’occhio al Vento che gli spinse un ramo pendulo e i suoi fiorellini facendosi forza sfiorarono la Rosa di Campo che si spostò.
Così da dove stava lei si alzò all’improvviso un Germoglio agitato che si guardò intorno “Ho fame, ho sete, voglio Sole, voglio Acqua, chi è l’incosciente che mi stava sopra? Non c’è più rispetto: non si va a morire dove gli altri nascono!” pigolò offeso voltandosi a destra e a sinistra “Chi siete? Dove sono? Oh, noooo!” esclamò vedendo il grande Cantamaggio.
Povero semino!“ mormorò la Rosa di Campo “Sei andato a nascere proprio sotto il grande Cantamaggio che non ti farà arrivare l’acqua e ruberà tutta la tua pappa dalla Terra con le sue grandi radici, e la sua chioma pendula rapirà il Sole che non baciandoti ti farà diventare giallo, poi fino, fino finché non morirai come il mio petalo perso”.
Il Germoglio intanto aveva capito da solo di essere nato in un prato dove per lui non c’era spazio e si era intristito.
Il Cantamaggio dal canto suo aveva smesso di cantare, succedeva ogni anno che qualche Germoglio nascesse sotto di lui e poi morisse, li ascoltava intristirsi e piangere finché non li sentiva più e ogni volta si dispiaceva tanto che perdeva infiniti petali. Ma i petali che perdeva soffocavano i germogli, così cercava di non farli cadere perché almeno i piccolini vivessero un poco di più.
La Rosa di Campo era dispiaciuta per il Germoglio, che ora non pigolava più e si limitava a respirare aspettando che il suo destino di compisse.
Dovevo restare nel mio campo! È tutta colpa tua, Vento!” esclamò la Rosa di Campo contro il Vento arrabbiata perché non poteva fare niente. Il Vento la sentì e pensò, poi si accorse che poteva fare qualcosa e corse via. Tutti furono sorpresi di vederlo volare via, tutti tranne il Germoglio triste, triste che aspettava il suo destino.
Quando tornò dalla Rosa di Campo il Vento non le chiese il permesso e la spostò su un ramo del Cantamaggio, che siccome era più vecchio capiva più cose ed era tornato di buon umore.
Il Vento scese di nuovo a Terra e soffiò forte, dondolò e soffio per un giorno intero sul Germoglio. La Rosa di Campo guardava e guardando ricordò e capì: il Vento stava tirando via il Germoglio dalla Terra come aveva fatto con lei; voleva portarlo con sé al posto della Rosa di Campo? O forse voleva portarli via entrambi, le sarebbe piaciuto fare la strada con il Germoglio, così anche se aveva perso un petalo ora avrebbe avuto un Germoglio!
Il Germoglio spaventato pianse e strillò, la Rosa di Campo gli diceva di stare tranquillo ma lui non l’ascoltò come lei non aveva ascoltato la Terra. Strilla, urla e piangi il Vento riuscì a tirare via il Germoglio più facilmente della Rosa di Campo perché era piccolo, piccolo e aveva radici corte, corte. Si alzarono in volo e scomparvero via.
La Rosa di Campo scosse i petali pensando “Mi ha lasciata qui a seccare, non mi importa tanto va già tutto male” ma il Vento tornò subito e senza chiederle il permesso volò il alto e chiamò le nuvole che vedendola così secca e rovinata piansero di corsa per farla bere. E anche se lei non voleva bere bevve, perché non poteva evitare di farlo come non poteva evitare di respirare... era nella sua natura bere.
Quando il Vento si avvide che stava meglio la fece scendere dolcemente verso gli alberi e la Terra fino a una collina verde smeraldo.
Sotto la collina scorreva un ruscello che non era giovane né vecchio perché i corsi d’acqua, lo sanno tutti, non hanno età. Le sue acque allegre bagnavano la collina dall’interno e la collina era allegra e piena di erba che fischiava all’aria motivetti originali, le erbe di campo che se ne stavano lì era pasciute e divertite e parlavano tra loro di quello che accadeva sulla collina.
In cima alla collina, a guardare la valle sottostante dritto e orgoglioso se ne stava il Germoglio con la sua fogliolina al Vento e gli occhi all’orizzonte.
Sotto la collina, nella valle, se ne stava il Cantamaggio che dondolando a ritmo cantava una canzone allegra che salutava la nascita di una nuova pianta e la Rosa di Campo si accorse che la canzone arrivava in ogni angolo della valle e fin sulla collina e proprio di questo parlavano le erbe di campo: è nato un Ulivo piccino, picciò che diventerà grande e grosso e tanta ombra fresca in Estate ci farà!
E il Cantamaggio cantava la storia di una “Rosa di Campo senza petali tranne uno che non c’era” che si era posata sopra un “Germoglio nato dove per lui non c’era posto” e che siccome aveva un favore da chiedere al Vento era riuscita a spostare il “Germoglio nato dove per lui non c’era posto” e permettergli di crescere e diventare un forte Ulivo, che tutti sanno, avrebbe donato saggezza e benessere a tutta la valle perché gli Ulivi portano fortuna.
Il Vento guardò la Rosa di Campo speranzoso, lei sorrise un poco e lui iniziò a girare di corsa su tutta la valle e la collina contento.
Non che lei ora si fidasse proprio di lui ma era disposta a volare di nuovo in lui. O almeno a riprovare.


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Voce nel Vento

La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
Un calderone di pensieri e fatti quotidiani senza la volontà di essere troppo comprensibile.
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