La Rosa di Campo, il Vento e la Rosa Rossa

Etichette: ,


La Rosa di Campo volava ormai da tanto tempo.
Aveva imparato a parlare con le Nuvole e le Stelle, ma anche a capire le gocce di pioggia e ad ascoltare la Luna.
Aveva imparato a dare al Vento e a chiedere al Vento.
Si era addirittura dimenticata di cercare un giardino, aveva scordato quanto fosse bello tenere le radici nella Terra. Però aveva imparato a sentire le parole di Mamma Terra.
Il Vento dal canto suo era così contento di avere qualcuno con cui viaggiare! Aveva imparato che stare sempre solo può far dimenticare quanto sia emozionante farsi capire e capire, prendere e dare.
Le Nuvole no, erano sempre Nuvole. Pascolavano serene o inquiete come farebbero delle pecorelle nate da pecore che non hanno mai avuto lupi.
Le Stelle dal canto loro erano troppo prese a rimirar la Luna e a parlottare di cose accadute millenni prima e ancora vive nella memoria dell'infinito come fosse passato un solo giorno.
La Luna e il Sole si rincorrevano come ragazzini innamorati su un prato di fiori ora luminosi e ora aperti e fioccosi.
Mamma Terra ruotava, gli animali mangiavano, le piante crescevano.

"Hei tu!" spaccò il sereno la vocetta impertinente "Hei tu! Ma cosa ti salta nei petali di fare?!?"
La Rosa di Campo si scosse dalla sua calma, ormai aveva preso l'aspetto di una rosa gitana, così abituata a viaggiare da non sorprendersi più di niente.
"Ma dici a me?" domandò guardando in giù.
Sotto di lei c'era un prato di fiori e una rosa rossa come il sangue degli animali la fissava impertinente. Il Vento volava lento e basso e la Rosa di Campo dondolò proprio su di lei.
"Certo che dico a te! Ma cosa di salta nei petali di combinare? Una Rosa che vola non si è mai vista!?" disse indispettita la rosellina rossa indicando con una fogliolina il cielo.
"Non penso proprio siano affari tuoi, tu stai bene lì e io qui!" brontolò la Rosa di Campo rigirandosi verso le nuvole che le facevano ombra e le davano gocce di pioggia fresca.
"Ma cosa ravanello dici?! Tu sei una rosa, io sono una rosa e ti riconosco, me ne intendo di rose! Tu devi stare con le radici nella Terra, non tra le nuvole!" strillò la Rosa Rossa arrabbiatissima.
"Ma insomma... si può sapere che fastidio ti da che io stia qui?" domandò innervosita la Rosa di Campo alla Rosa Rossa.
"Non è sano, cara la mia signorina, non è sano e non ti fa bene per niente" sentenziò la Rosa Rossa incrociando i petali quasi a pungersi.
Il Vento si placò e depositò piano la Rosa di Campo, era curioso. Provò a dire qualcosa ma la Rosa Rossa non lo capiva e appena lo sentiva.
"Il Vento vuole sapere perchè non è sano" disse la Rosa di Campo, ma solo per fare un favore al Vento.
"Come perchè? Il Vento allora è stupido oltre che egoista!" si sorprese la Rosa Rossa aggrottando un petalo.
La Rosa di Campo lo trovava un fiore invadente e petulante, però era una bella rosa e strana: aveva un bocciolo pieno di petali come fosse un ventaglio chiuso e tante spine da scoraggiare anche il più cattivo rampicante a frequentarlo, e ogni fogliolina contava tante ditine da sembrare due foglioline delle sue.
"Ma che rosa di campo sei tu, a parte essere saccente come una Bocca di Leone?" domandò alla Rosa Rossa.
"Sono una Rosa Antica, io! E non sono una rosa di campo, tu sei una rosa di campo!" brontolò la Rosa Rossa indispettita.
"Una Rosa Antica?!?" si meravigliò la Rosa di Campo che non ne aveva mai sentito parlare.
"Certo. Ma non sono io il problema bensì tu! Una rosa che vola e che è ancora viva. Solo le rose morte possono volare o quelle che l'uomo strappa dalle radici per sacrificarle quando ama qualcuno" disse la Rosa Rossa alzando i petali.
"Cosa fa l'uomo??" si spaventò la Rosa di Campo che essendo di campo non conosceva i fiori dell'uomo.
"L'uomo quando ama sacrifica un pezzo di cuore alla Terra, in cambio porta una rosa a chi ama come prova del suo sacrificio. Lo sanno anche i boccioli!" brontolò la Rosa Rossa.
"Tu sei un bocciolo?" chiese la Rosa di Campo.
"No, io sono una rosa antica! Uffa... e poi questo non cambia che tu sei una rosa senza Terra. Non esiste pianta senza Terra, solo quelle che preferiscono vivere con l'Acqua e non sono rose!" puntualizzò scuotendo i petali la Rosa Rossa che sembrava un leone di fuoco tanto ne era piena.
"Io... io stavo volando... si, perchè..." cercò di ricordare la Rosa di Campo "Perchè cercavo un giardino!" ricordò.
"E lo fai volando? E come mangi?" si incuriosì la Rosa Rossa.
"Le Nuvole mi danno l'acqua" annuì convinta la Rosa di Campo.
"Si ma le tue radici, guarda lì: si stanno consumando perchè non hanno minerali!" indicò con una fogliolina la Rosa Rossa. Poi sospirò e iniziò a scuotersi tutta, il terriccio si scosse e la rosa saltò di lato.
"Ecco, mettiti un po' qui" indicò la terra smossa accanto alle sue radici.
"Ma non posso! Come faccio a saltare lì?" si lamentò la Rosa di Campo.
"Uffa, porgimi una foglia" propose la Rosa Rossa e quando la foglia gli fu vicina abbastanza allungò una delle sue e con le tante ditine che aveva la afferrò e la tirò forte finchè la Rosa di Campo non si ritrovò nella Terra.

"Bentornata Bambina!" mormorò attraverso ogni radice e fusto e rametto e fogliolina e petalo Mamma Terra, senza bisogno di alberi o cervi per parlare. E la Rosa di Campo si addormentò di colpo.
Il Vento rimase lì, stupito e preoccupato assieme.
La Rosa Rossa lo guardò male e poi disse "Bell'amico che sei! Tu ti senti solo e porti in giro lei, ma lei è una rosa e non appartiene al tuo mondo. Ci puoi venire a salutare, ti puoi anche fermare e puoi anche strapparci via ma non potrai mai averci come figli perchè noi siamo, e sempre saremo, creature della Terra!" poi inspirò contrariata e si voltò dandogli il retrocorolla.
Il Vento si dispiacque e si fece tanto mogio che sembrava non tirare più.
Passò un giorno, poi due e poi tre.
La Rosa di Campo intanto mutava, nuovi petali crescevano da rosa quasi rossa diventava, le foglie smeraldo sembravano brillare e il fusto sempre più diritto puntava ora il Sole e ora la Luna come a volerli indicare.
La Rosa Rossa accanto parlottava con gli altri fiori raccontando la strana storia della Rosa di Campo.

Allo scadere del terzo giorno di avvicinò un pettirosso.
Poi due, tre e quattro e ben presto ogni rami d'albero fu pieno di uccellini e uccelloni, dai canterini ai rapaci. Il Pettirosso che era più vicino alle rose parlò per tutti.
"Amico Vento noi abbiamo sentito che ti accompagni con una Rosa di Campo e saremmo curiosi di capire il perchè visto che i tuoi amici naturali siamo noi e non i fiori" e un Aquilotto brontolò "Io sarei anche un po' geloso! Cosa ci si trova in un fiore che le piume non abbiano?".
Il Vento allora spiegò loro che voleva fare un favore alla Rosa di Campo che se stava sola sola nel campo, che desiderava trovarle un giardino dove potesse stare tranquilla con altri fiori a parlare. E che volando e volando aveva imparato a volerle bene perchè gli uccelli si sa ti stanno vicini ma poi volano via. Il Vento era molto imbarazzato e anche un poco confuso.
"Ma è per questo buon Vento che noi siamo amici tuoi e i fiori no, perchè la nostra natura è uguale alla tua e la loro uguale alla Terra: lei non va mai via" spiegò un Saggio Gufo con la testa piegata.
"E poi la tua natura amico Vento non è quella d'accompagnarti con fiori o animali..." intervenne la Civetta che è uno dei tre uccelli più sapienti del mondo e lo sanno tutti, anche i sassi di ruscello, "...se cerchi compagnia, amico Vento, è alla Terra che hai da parlare, all'Acqua, al Fuoco, al Sole o alla Luna. Noi siamo vostri figli e tra noi parliamo. Guarda!" disse aprendo le ali e volando vicino alle rose.
"Rosa di Campo..." sussurrò la Civetta, e la Rosa di Campo si svegliò "Ben tornata nel bosco, Rosa di Campo. Il nostro amico Vento dice che hai bisogno di un giardino, è vero?" la rosellina intimidita da quel grande rapace così gentile annuì senza dire nulla.
La Civetta allora alzò il suo becco ed emise un grido acuto che fece scappare i conigli, poi i conigli ricordatisi che la Civetta chiamava il Grande Saggio del bosco tornarono perchè lei non badava a loro.
"Stai tranquilla rosellina, ora parleremo al Grande Saggio dell'Aria e troveremo una soluzione" alzò il capo in attesa e con la coda dell'occhio fece l'occhiolino al Vento.
Di lì a poco si udì una frusciare d'ali possente, nel cielo del primo mattino si vide una graaande macchia bianca e gli uccelli tutti si spostarono e per fargli spazio.
Il Barbagianni era giunto.
La Civetta e il Gufo gli spiegarono cosa accadeva e lui rise piano e sommesso.
"Fratello Vento ti domandiamo perdono se ti abbiamo trascurato" poi si rivolse alla Rosa Rossa "Molto bene Rosa Antica, tua madre è fiera di te?" la Rosa Rossa annuì con supponenza, sapeva bene cosa faceva piacere a Mamma Terra lei, che era la civetta delle piante: uno dei fiori più belli tra i fiori del bosco!
Infine il Barbagianni guardò la Rosa di Campo "Dunque a te, fiorellino, serve un buon giardino. Il Vento racconta le tue avventure e le tue storie, gli animali e i ruscelli parlano di te e toccherà a noi, figli del Vento, trovare casa alla sua amica e figlia della Terra. Tu sei bentornata alla Terra e benvenuta nel mondo dell'Aria, piccolo fiore e per te serve un giardino speciale" annunciò aprendo piano le grandissime ali bianche come nuvole.
"Dunque volate uccelli, volate tutti prima ancora che il vento giunga e cercate un giardino per la Figlia della Terra, amica del Vento!".
Gli uccelli allora volarono, in ogni direzione andarono, ovunque di dispersero, corsero via veloci più dell'Aria e i conigli abbassarono le teste dubbiosi che gli scappasse voglia di fare prima del viaggio uno spuntino.
Anche il Barbagianni era sparito e il anche il Gufo. Solo la Civetta era rimasta e sorridendo dal suo becco curvo spiegò al Vento: "Vedi che non sei solo? Non lo sei mai stato né mai lo sarai. Ma tua sorella Terra si che è sola, le hai tolto una figlia per portartela con te e ora le manca. Noi ci impegniamo a volare di più e a giocare con te se tu ti impegni a ridare a tua sorella sua figlia" il Vento soffiò sulla Terra chiedendo scusa, si era solo dimenticato e non voleva che lei stesse sola.

Mamma Terra allora parlò facendo spuntare il fiore più bello di ogni fiore, non solo del bosco ma del mondo: un Fiore d'Ortica.
"Hai insegnato alla Rosa di Campo molte cose, molte ancora ha da imparare e a casa tu non la puoi portare. E' tempo che nostra sorella l'accudisca e la porti a casa da me" e detto questo il fiore d'ortica si scosse e non parlò più.
Proprio in quel momento la terra tra le radici della Rosa di Campo si fece umida. Lei spaventata domandò al vento "Ora non ti vedrò più? Non saremo più amici e non viaggeremo più?".
La Civetta, intanto volata su un ramo la rassicurò "Lui ti seguirà e noi lo precederemo. Saluta tua sorella la Rosa Rossa e anche Mamma Terra!"
Le roselline si abbracciarono e senza volerlo la Rosa Rossa punzecchiò la Rosa di Campo che si scosse un momento prima di scivolare via.
L'Acqua del ruscello, uscita dagli argini, la portò via.
Fu così che la Rosa di Campo iniziò a navigare. Sulla sua corolla il Vento soffiava e correva, prima di lui gli uccelli volavano, e tra le sue foglioline un petalo rosso come il sangue degli animali l'accompagnò.



0 gourmandise:

Voce nel Vento

La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


MixPod.com

Gourmande

Comptoir


Briciole di pane

Briciole di me

La mia foto
Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
Un calderone di pensieri e fatti quotidiani senza la volontà di essere troppo comprensibile.
Ma certamente... andando di fretta.

Convinzione: la poesia è lo zucchero dell'anima

Il mio profilo Google