La Rosa di Campo, l'Acqua e il Fenicottero Vanitoso

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La Rosa di Campo navigava nell'Acqua ormai da tempo e si annoiava. C'era il vantaggio di essere nutrite senza complicazioni ma il Vento era più divertente e parlava di più. Anche le nuvole erano più divertenti dei pesci che dal canto loro ogni tanto andavano ad annusare la Rosa di Campo per vedere se la potevano mangiare. E questo non la rendeva per niente serena.
Ogni tanto il suo amico Vento tornava a trovarla, correva sull'Acqua dove lei galleggiava, la salutava sempre allegro e poi andava via. E alla Rosa di Campo restava sempre un po' di malinconia quando lui volava via.
Di giorno galleggiava, di notte galleggiava, solo quando la Luna tonda brillava si rilassava perchè tutto il fiume diventava d'argento e le piaceva: le sembrava di dormire nella Luna.
Una sera, mentre il Sole tramontava, la Rosa di Campo se ne stava mogia, annoiata e malinconica a guardare sotto il pelo dell'acqua per controllare che nessun pesce le mordesse le foglie quando all'improvviso si sentì agitare dalle onde. Alzò gli occhi e si accorse che il cielo era diventato rosa e anche il fiume sembrava tutto rosa, ma non si sorprese molto perchè era il tramonto e l'Acqua, questo lo aveva imparato, prendeva tanti colori diversi: dal blu all'arancione.
Stava per rigirarsi su se stessa quando si trovò davanti ai petali un uccello grande, grande, con il becco curvo e le penne tutte rosa.
"Sacra Rosa Rampicante! E tu cosa sei?!?" domandò spaventata temendo di fare la fine dell'insalata.
L'uccello la guardò incuriosito e poi alzandosi tutto impettito rispose: "Un Fenicottero!" come se lei avesse dovuto saperlo.
"E cos'è un fenicottero?" chiese lei rassicurata perchè aveva visto che c'erano altri fenicotteri come lui ma non mangiavano piante.
"Eh, no piccina. Non un fenicottero ma un Fenicottero!" precisò il Fenicottero.
"Siamo volatili mia cara, ma molto speciali. Siamo tra i pochi uccelli capaci di stare tanto nel cielo quando nel mare, che poi è come un fiume ma immenso, come dire la mamma di tutti i fiumi: il principio e la fine dell'Acqua ma senza inizio e senza fine" spiegò paziente il Fenicottero.
"Per cui anche l'acqua che bevo io viene dal mare?" chiese la Rosa di Campo.
"Certamente, solo che quando arriva a te ha fatto un lungo, lunghissimo viaggio. Proprio come me: ha volato dal mare al cielo, dal cielo alla Terra e dalla Terra tornerà all'Acqua e niente mai si fermerà ed è per questo che noi Fenicotteri siamo uccelli speciali, perchè non moriamo mai, come l'Acqua" disse lui sedendosi sul fiume, cosa a dire il vero buffa da vedersi: un grosso e strano uccello rosa appollaiato sul fiume invece che in un nido.
"Tutti muoiono... fidati, è meglio che ti prepari o resterai sorpreso quando ti succederà" suggerì con una smorfietta la Rosa di Campo, pensando a quando aveva quasi visto morire il Vento e il Vento, lei credeva, non dovrebbe proprio riuscire a sparire.
"Noi no, cara Rosellina di Campo. Siamo Fenicotteri" sorrise il Fenicottero.
"E quando avete finito di vivere che fine fate?" chiese lei indispettita da tanta convinzione.
"Nasciamo di nuovo" rispose lui calmo, calmo come se fosse una cosa che dovevano sapere tutti.
La Rosa di Campo rimase confusa "Nasceranno altri come voi, dei germogli di Fenicottero ma mica sei sempre tu" cercò di capire a modo suo.
"No, mia cara, e se vuoi capire il segreto dell'Acqua dovrai tentare di capire e tu non lo stai facendo" la riprese lui dolcemente.
"Si invece!" brontolò lei.
"E invece no. Tu cerchi solo di capire pensando a modo tuo. Per capire devi pensare come l'Acqua, perchè pensi di essere qui?" spiegò lui e poi, richiamato da altri Fenicotteri, si allontanò.
La Rosa di Campo era confusa. Provò a capire: se tutti muoiono allora il Fenicottero voleva dire che lui nascendo attraverso i suoi germogli non sarebbe morto mai? Ma le aveva detto che era sbagliato. E allora quante altre spiegazioni c'erano?
Si fece notte e mentre lei dondolava nel fiume i Fenicotteri, con la effe grande, ci si sedevano sopra come cicogne marine: dondolando rosei e pasciuti come palloncini di paese in festa. A dire il vero facevano anche confusione, e poi sembrava ogni tanto qualcuno di loro volesse brucare l'Acqua. La cosa buona era che i pesciolini spaventati scappavano via e non mordicchiavano la Rosa di Campo, che però in tutto quel baccano non riusciva davvero a pensare bene e ad un certo punto di arrabbiò.
"State un po' zitti per piacere! Sto pensando a quello che ha detto il Fenicottero ma fate troppo chiasso e non sento i miei pensieri!" strillò ai Fenicotteri appollaiati sul pelo d'Acqua.
Loro la guardarono e risero -facendo ancora più rumore- e una Fenicottera le spiegò: "E' proprio quello che fai tu, piccola Rosa di Campo! Fai così tanto rumore con i tuoi pensieri che non senti l'Acqua parlare" ridacchiò con se stessa e improvvisamente la Rosa di Campo si avvide che non c'era più rumore. Tutti i Fenicotteri tacevano, e ascoltavano.
Allora stette zitta, zitta anche lei, trattenne il fiato addirittura ma soprattutto trattenne i pensieri. E ascoltò.
"Goccia, goccina, dove andrai domattina? Andrò per la mia strada, che diventa sempre più salata. Goccia, goccina, dove sei stata ieri mattina? Sono stata nel cielo, ho volato e cantato, il Vento mi ha accompagnato. Goccia, goccina, dove sei stata un mese fa? Sono stata nella pioggia, ho bagnato di ricchezza il mondo e nella ricchezza vado tornando. Goccia, goccina, dove andrai fra tanti giorni? Andrò nell'abbondanza, morirò e rinascerò, e poi nel cielo e sulla Terra tornerò..." un coro sussurrava tanto piano e tanto assieme che la Rosa di Campo dovette fare molta, moltissima attenzione per sentirlo. Cantavano ognuna assieme alle altre le gocce goccine del fiume, ma alcune vocine provenivano anche dalle rive, dove gocce goccine di brina di andavano posando sulle foglie, e dal cielo le nuvole cantavano formate da gocce goccine canore. Per questo non le aveva mai sentite, il mondo intero, formato da gocce goccine, cantava.
"Che bello..." sussurrò la Rosa di Campo "...il mondo canta!" notò incantata.
"E' l'Acqua, piccola Rosa di Campo" bisbigliò il Fenicottero che intanto era scivolato vicino a lei.
"L'Acqua canta?" chiese la Rosa di Campo confusa.
"La vita canta, l'Acqua è la vita, è anche la morte ma senza morte. Il mondo canta, e il mondo è la vita, e la morte, ma senza morte. Se comprendi questo allora canterai, e sarai vita e sarai morte ma senza morte" sussurrò il Fenicottero dondolando le parole come fossero note di pentagramma ma cullandole con la rispettosa dolcezza che si deve avere quando si parla con la Luna o con le stelle, sue sorelle.
"Tu lo hai compreso?" annuì la Rosa di Campo che non capiva bene ma capiva che c'era un segreto da capire, e che il Fenicottero lo conosceva.
"Io sono nato sapendolo, io sono un Fenicottero. E' la nostra natura saperlo, per questo siamo vita e morte ma senza morte, e quando perdiamo le piume andiamo a fuoco e quando bruciamo rinasciamo e diventiamo uovo, e dall'uovo torniamo alla vita senza mai avere smesso di viverla. E' per questo, piccola Rosa di Campo, che ci chiamano Araba Fenice: gli uccelli che non muoiono e dalle loro ceneri rinascono: siamo Aria perchè voliamo, siamo Acqua perchè qui mangiamo, siamo Terra perchè lì le uova lasciamo e siamo Fuoco perchè nel fuoco rinasciamo" concluse canticchiando e soddisfatto di essersi rivelato, era un Fenicottero vanitoso.
Fu in quel momento che l'Acqua parlò alla Rosa di Campo per la prima volta, proprio appena il Fenicottero Vanitoso si fu alzato in volo per andare via con i suoi amici Fenicotteri.
Ma dire che parlò sarebbe sbagliato, l'Acqua non parlò eppure parlò. Ma se avesse parlato avrebbe detto proprio queste parole qui:
"Piccola Rosa di Campo, tu non sei un pesce e neppure un Fenicottero, non sei una tartaruga e non sei neppure un'alga. Se tu rimani a lungo tra le Acque della vita e della morte dove tutto è niente e niente è tutto allora marcirai. Per questo insieme a lungo con me non resterai, ma tornare quando vuoi potrai. Domandami ciò che desideri avere ma dillo affinchè io possa dartelo togliendo, o non lo otterrai."
E la Rosa di Campo dovette pensare molto a lungo a queste parole dette senza dirle, perchè non riusciva proprio a capire come si potesse dare qualcosa togliendola.
E il Vento, che correva poco più su, rideva alla Luna che tonda tonda iniziava a calare.


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La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
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