La Rosa di Campo, il Vento e il Cantamaggio

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Il Vento era dolce, dolce con la Rosa di Campo ma lei era profondamente addolorata e arrabbiata con lui perché le aveva strappato il suo petalo. Il suo petalo era rimasto solo e sicuramente era morto di paura. E lei ora odiava il Vento per questo orribile dispetto.
Il Vento era dispiaciuto, non avrebbe mai voluto fare male a nessuno ma la sua natura voleva che a volte si arrabbiasse e soffiasse forte da spaventare il mondo intero, era necessario o sarebbe diventato solo un Ricordo.
Così timidamente dondolava dolcemente la Rosa di Campo e la scrutava ansioso di un sorriso che non giungeva, lei guardava solo il vuoto lasciato dal suo petalo mancante e non parlava più con lui e neanche con le nuvole che ora erano tornate di buon umore: correvano attorno a loro ma né la Rosa di Campo né il Vento avevano voglia di giocare.
Il Vento pensò e ripensò a come farsi perdonare ma non riuscì a trovare nulla da fare, così triste, triste posò delicatamente la Rosa di Campo in un prato e continuò a girarle attorno timido, timido.
La Rosa di Campo non si accorse neppure di essere su un prato e così non mise radici, guardava il suo vuoto pensando al suo petalo e all’odio verso il Vento che provava. Era cattivo il Vento, non c’era proprio da dubitarne.
Cosa guardi?” domandò una voce alla Rosa di Campo.
Il mio petalo” brontolò lei senza curiosità verso la voce.
Non ci sono petali lì” fece presente la voce alla Rosa di Campo.
Lo so, il Vento me lo ha strappato via!” rispose lei infastidita e piena di rancore.
La voce rimase in silenzio per un po’ e poi chiese “Come si fa a guardare qualcosa che non c’è?”.
La guardi con gli occhi del cuore” lagnò la Rosa di Campo che voleva stare in pace con il suo dolore.
Allora tu non sei una Rosa di Campo, sei una Rosa di Campo senza petali tranne uno, che però non c’è” concluse la voce quasi soddisfatta.
La Rosa di Campo pensò un momento alla contorta frase che aveva appena sentito, poi decise che non le importava niente e sgridò la voce “Lasciamo in pace!”.
Ma un coro di vocette cantarono tutte assieme e divertite “La Rosa di Campo con Un Solo Petalo che Non C’è, è come un aquilone senza filo e senza ali: è quello che non è!”.
La Rosa di Campo alzò gli occhi per vedere chi era e se avesse avuto delle grosse spine gliele avrebbe tirate tutte contro.
Si trovò davanti un albero grande, grande che a mala pena vedeva la fine. L’albero grande, grande aveva tante foglie smeraldo e infiniti grappoli di infiniti fiorellini giallo-sole che pendevano mossi dal Vento che ancora girava lì intorno timido, timido. I fiorellini la guardavano e cantavano la loro canzoncina prendendola in giro.
Ma guarda quanti fiori hai tu! E ogni fiore ha tanti petali!Cosa ne vuoi sapere di cosa si prova a perdere un petalo quando se ne hanno pochi?! Stai un po’ zitto!” strillò all’albero.
Ma anche tu hai tanti petali, li hai tutti attaccati a dosso” ridacchiò il Cantamaggio scuotendo la sua chioma allegra “Anche io ho perso tanti petali, o perso tantissimi fiori e anche dei grandi rami nella mia vita. Però tu non li vedi perché ne ho ancora” dondolò facendosi accarezzare da un passerotto che cercava riparo tra i suoi fiorellini dispettosi e canterini.
Sei uno sciocco albero” concluse la Rosa di Campo e non parlò più e non ascoltò nemmeno.
Così rimase lì, senza radici e neppure Vento.
Non che fosse andato via, bene inteso, volava sempre lì attorno, ma non si avvicinava perché gli faceva male sentirsi tanto odiato.
E rimase lì anche il Cantamaggio, che ogni tanto la guardava, ogni tanto guardava il Vento e poi si metteva a cantare ma nessuno dei due lo ascoltava e niente cambiava.


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La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
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