La Rosa di Campo, l'Uomo Aquilone e la Donna d'Argento

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La Rosa di Campo dormiva nel Vento quando improvvisamente tutto si mosse: “Un vuoto d’aria” pensò lei, a volte succedeva che lui si distrasse per un momento, magari incantato a guardare la Luna. Ma non era un vuoto d’aria e tutto prese a vorticare e lei volò veloce a destra e sinistra, su e giù, davanti e poi indietro e ogni metro d’aria che faceva ne perdeva due; e intorno tutto vorticava: le nuvole piangevano spaventate, alcune di arrabbiavano con il Vento che le spingeva qui e là e soffiavano fulmini e saette, gli uccelli planavano veloci a nascondersi sulla Terra e la Luna sembrava scomparsa dal cielo mentre le stelle si tenevano strette con le unghie alla tenda blu tessuta dai loro stessi ricordi che le sorreggeva.
La Rosa di Campo non capiva cosa succedesse e tutto andava troppo veloce perché lei riuscisse a pensare come fare a capire. Così planando si ritrovò in scivolata su di una via: la gente scappava tenendosi le mani sulla testa, gli animali si rifugiavano dove potevano, gli alberi si scuotevano strillando alle foglie di aggrapparsi forte per non perdere per sempre i loro GenitoRami, le erbe di campo si chinavano verso la Terra pregandola di stringere le loro radici per non farle volare via e tutto si bagnava di lacrime di nuvola tanto che ai lati della via fiumi di lacrime copiose scorrevano rapendo le foglioline cadute, prima ancora che riuscissero a salutare per sempre le loro MammeCorteccia.
Al centro della via, incurante di tutto stava un uomo anziano, con le braccia aperte e i capelli scompigliati borbottava qualcosa tra le ire del Vento. Teneva gli occhi chiusi perché sassolini e foglioline tristi non ci finissero dentro .
La Rosa di Campo, terrorizzata perché non capiva il motivo di tanto odio da parte del Vento, gli finì quasi addosso e sfiorandogli il volto lo sentì ripetere a se stesso: “…io sono un aquilone, io sono un aquilone…”. Lei gli urlò di scappare e nascondersi dal Vento che arrabbiato lo sferzava sempre più forte, ma le persone non ascoltano mai i fiori e lui rimase lì. Cosa inutile, riuscì a pensare lei scossa e tremante, perché anche se fosse un aquilone non sarebbe comandato dalla mano dell’uomo che tiene il suo filo ma dalla volontà del Vento che gli permette di esistere. E il Vento, i fatti lo dicevano, non era sempre buono.
Puf!
La Rosa di Campo aveva sbattuto con forza contro qualcosa e sentì il calore di una mano cingerla. Alzò gli occhi e vide la Donna sul cui petto la Rosa si era arenata, la teneva gentilmente sul cuore con la mano proteggendola dal Vento infuriato e camminava contro di lui quasi a sfidarlo. Era una Donna dai Capelli d’Argento e con gli occhi blu come il cielo di notte, però era giovane, no vecchia, no giovane, a volte era giovane e a volte era vecchia ma era sempre bella e alla Rosa di Campo ricordava qualcuno ma non sapeva chi. Sapeva solo che lì stava bene anche se la Donna camminava contro il Vento che le agitava i capelli arrabbiato.
Camminò con la Donna d'Argento al caldo del suo cuore per qualche ora, o forse giorno, poi il Vento come aveva iniziato smise di essere arrabbiato. La Donna, tutta bagnata dalle lacrime delle nuvole, aprì la mano e mentre la Rosa di Campo beveva le lacrime constatò “Tò, hai perso un petalo…” alla Rosa di Campo si fermò il cuore!
Dov’era il suo petalo? Dov’era finito? Perché il Vento glielo aveva strappato? Cosa aveva fatto la Rosa di Campo di cattivo per meritare questo? Perché il suo povero petalo era stato portato via, abbandonato a se stesso e sicuramente morto di paura?
La Rosa di Campo era così disperata per il suo petalo da non accorgersi che la donna aveva mormorato sorridendo “Ma gli altri stanno tutti bene” prima di alzarla al Sole pallido e lasciarla volare via con il Vento.


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La pasticceria speziata che è la mia vita, fra sogni e irrealtà, magia e verità, poesia e vita concreta.


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
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