La Rosa di Campo e il Vento

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La Rosa di Campo se ne stava sola in mezzo al Vento, parlava con le Nuvole e di notte con le Stelle. Desiderava un bel giardino e tanti fiori con cui parlare per poter essere un paesaggio ma era cresciuta da sola nel campo. Allora poteva parlare solo con le Nuvole, le Stelle e ogni tanto qualche Erba che, chissà come, le cresceva accanto.
La Rosa di Campo aveva imparato molte cose dalle Erbe che ogni anno nascevano, morivano e nascevano di nuovo. Ma continuava a sognare un giardino pieno di fiori in boccio, gialli, azzurri, rossi, rosa e bianchi, qualche ciuffo di Lavanda viola e una Gardenia presuntuosa.
E il Sole nasceva, tramontava, calava e cresceva mentre la Rosa di Campo guardava le Nuvole e le Stelle.
Un giorno il Vento notò la Rosa di Campo e se ne intristì.
Il Vento per sua natura era abituato a correre di qui e di lì, senza casa né riposo. Gli piaceva, al Vento, la sua vita e quella della Rosa di Campo in mezzo a un campo che non desiderava lo intristì.
Allora il Vento prese a soffiare forte, abbastanza forte ma non troppo da fare male alla Rosa di Campo. Il suo desiderio fu di spostarla altrove, di trascinarla in un giardino di fiori colorati dove ogni giorno sarebbe potuto passare e trovarla a parlare con altri boccioli ma anche con le Nuvole e le Stelle. E avrebbe potuto rivolgerle anche la parola a quel punto, il Vento.
Ma la Rosa di Campo che era sempre vissuta lì senza mai spostarsi si spaventò. Ancorò le sue radici nella Terra e tremò tutta di paura.
Da sotto la Terra si sentì prendere per i capelli, e non le fece molto piacere. Alla Terra, stabile e lenta per natura, non piacevano i cambiamenti improvvisi così borbottò infastidita: "Rosa di Campo, cosa ti prende?".
La Rosa di Campo tremando disse che il Vento la stava portando via e la Terra rispose: "Lascialo fare, Rosa di campo, il Vento è un buon amico, un po' irruente a volte e con l'animo di una zingaro di altri tempi, ma fidati di lui e fatti trasportare".
La Rosa di Campo però si faceva tante domande: dove mi porterà? Ci sarà terra sotto le mie radici e acqua sulle mie foglie? Io qui ormai mi sono abituata a stare, anche se non mi piace...
Il Vento sospirò. Lui davvero non capiva questo attaccamento a un campo che alla Rosa di Campo non piaceva. Allora un giorno si diede per vinto, il giorno dopo ci riprovò, il giorno appresso si diede per vinto e così via... giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.
Poi venne la Primavera.
La Rosa di Campo come tutti i fiori in Primavera sapeva di dover fiorire ma a forza di aggrapparsi alla terra un giorno e l'altro no era stanca e aveva molta poca voglia di fiorire. Era ancora tutta impaurita ma nei giorni in cui il Vento non si dava per vinto la Terra le borbottava il suo roco sussurro di fiducia.
Allora piano a piano la Rosa di Campo lasciò un capello della terra, poi un altro e un altro ancora. Il Vento lo notò e soffiò più leggero ma senza più darsi per vinto.
Fu così che piano e piano la Rosa di Campo scoprì qualcosa che nessuna pianta avrebbe mai pensato di scoprire: il volo.
La piccola Rosellina di Campo volò nel Vento, tutta spaventata. Vide il suo campo odiato ma conosciuto allontanarsi, cercò di salutare la Terra con una fogliolina e le venne da piangere perché lei alla terra voleva davvero molto bene, e osservò le Stelle per la prima volta muoversi così che quelle conosciute si allontanavano e nuove Stelle scorbutiche e silenziose apparivano. L'unica cosa che la consolava erano le Nuvole che sembravano invece tanto contente, le correvano dietro, la superavano, quasi giocavano e lei poteva sentirle ridere (perché la Rosa di Campo aveva imparato la lingua delle nuvole con tutto il suo stare ferma senza fiori con cui parlare).


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Ritratto di idiosincrasie e attrattive del mondo che si cela davanti e oltre lo Specchio.
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